Il food delivery ha influenzato enormemente la nostra vita quotidiana, così come il mondo del lavoro. Ha creato nuove opportunità di guadagno, opportunità che vanno di pari passo con qualche incertezza. Vediamo un po’ meglio com’è lavorare in questo settore.

Com’è nato il food delivery

L’imperatore inca era ghiotto di pesce fresco. Per questo motivo, nel 1500 i suoi sudditi hanno dovuto escogitare un modo per far arrivare questo pesce dal mare alle montagne, fin sul Machu Pichu.

Ecco allora che si formano i primi rider, che all’epoca si chiamavano chasqui. Ognuno doveva percorrere circa 900 km per portare questo pesce al collega, formando così una catena umana fino alla cima più alta delle Ande.

Il food delivery nasce così.

Se facciamo un salto dal 1500 alla fine del 1800 e ci spostiamo dal Perù all’India, assistiamo a un’altra incredibile evoluzione di questo settore. A Mumbai, infatti, in quell’epoca c’erano dei rider chiamati dabbawala (cioè “portatori di scatole”): portavano circa 200mila lunch box al giorno. Attenzione: non pranzi qualsiasi, ma quelli preparati dai propri familiari. Qualcosa che si potrebbe ripetere anche oggi, se mai avessimo a casa un nostro caro disposto a cucinare tutti i giorni per noi…

Il food delivery, per come lo conosciamo oggi, si è sviluppato in particolare negli anni ‘50: era appena nata la tv, e giustamente tutti volevano rimanere a casa per guardarla.

E oggi, come stiamo messi?

Come il food delivery ha cambiato le nostre abitudini

Oggi, appunto, il food delivery ha cambiato le nostre abitudini. Alimentari, economiche, sociali: tutto questo soprattutto dalla pandemia in poi. Col fatto che dovevamo rimanere a casa, da un parte, e che i ristoranti dovevano sopravvivere, dall’altra, questo sistema si è rivelato ottimale per gli uni e gli altri. Per salvare capra e cavoli, come si dice.

Il food delivery, inoltre, è stato ed è ancora una manna dal cielo per molte persone in cerca di lavoro.

Tra i cambiamenti più tangibili che ha promosso il food delivery ci sono quindi quelli:

  • alimentari, perché cuciniamo un po’ meno e ordiniamo di più;
  • economici, perché siamo disposti pagare di più per la comodità di avere il cibo a casa o in ufficio;
  • sociali (che sono poi legati a quelli economici), perché di fatto ha dato lavoro a molte persone, permettendo loro di integrarsi nella società.

Come se la passano i rider: pro e contro del food delivery

In tutto ciò, come se la passano i rider, cioè coloro che consegnano il cibo a domicilio? Ovvero, com’è lavorare nel food delivery?

Vediamo i pro e i contro di questo lavoro.

PRO

Pochi requisiti. Tra i più grandi vantaggi del fare i rider c’è che non vengono richiesti troppi requisiti, sia a livello di formazione che esperienza. Questo vuol dire che tantissime persone che non riescono ad accedere ad alcuni lavori, possono invece svolgere questo.

Flessibilità negli orari. Un altro grande vantaggio dei rider è che possono scegliere gli orari in cui lavorare. Insomma, se a uno va di svegliarsi alle 5 del pomeriggio, può svegliarsi alle 5 del pomeriggio. Certo è che si perderà magari l’orario del pranzo, in cui molte persone – soprattutto chi lavora fuori casa – potrebbero ordinare da mangiare. Ma magari non gli importa perché vuole lavorare solo e soltanto a cena.

Movimento fisico. Questo vale per i rider che utilizzano la bicicletta (normale ma anche elettrica) perché, di certo, questo è un lavoro che consente di stare sempre in allenamento.

Interazione con ambienti e persone diverse. Sia per quanto riguarda i clienti che ordinano il cibo che coloro che li preparano (che siano pizzerie, ristoranti, gastronomie o wahatever), i rider hanno la possibilità di conoscere tante persone. Certo, spesso non si ha molto tempo per interagire, ma a volte, più di tante parole è meglio intercettare il sorriso di qualcuno.

CONTRO

Incertezza dei guadagni: è vero che c’è la possibilità di guadagnare di più in base all’impegno, ma è anche vero che il guadagno varia a seconda di una serie di parametri stabiliti dall’algoritmo. Insomma, da dentro, il mondo del food delivery potrebbe sembrare una puntata di Black Mirror… eppure si stanno facendo tanti passi avanti.

Poche garanzie contrattuali. Essendo per lo più definiti come lavoratori autonomi e dunque non dipendenti, i rider non hanno la possibilità di avere ferie e né mettersi in malattia. Non possono nemmeno mettersi da parte la pensione. Sembra un lavoro fatto per chi non si ammala mai, per chi non invecchia mai, per chi non vuole andare mai in vacanza. Forse solo i robot?

Pressione sui tempi. Tendenzialmente, i rider prima consegnano e più sono contenti i  ristoratori, i clienti e pure loro stessi, perché l’algoritmo li premia con dei guadagni aggiuntivi. Ogni azienda comunque ha delle politiche differenti, quindi vanno controllate una per una.

Rischio per la sicurezza. Andando sempre veloci per strada, soprattutto se sotto pressione,  i rider lavorano col rischio di fare incidenti. Meglio quindi munirsi di dispositivi di sicurezza e andare a un ritmo umano, che rispetta il nostro benessere fisico e una certa pace mentale.

Conclusioni

Ogni lavoro ha dei pro e dei contro, bisogna capire quali sono le nostre priorità. Quello del food delivery è in ogni caso un settore sempre più controllato e tutelato, e che può dare quindi, dal punto di vista dei rider, sempre maggiori soddisfazioni.

In generale, se aspiriamo a un lavoro che non comporta troppi colloqui, che ci fa stare in movimento e ci fa interagire con molte persone, il mestiere del rider potrebbe fare al caso nostro. E la missione di portare il cibo alla gente non è poi così male… No?

Credits per le immagini: Pixabay.com, Sergio-sq, Vika_Glitter, Hans, KaiPilger

Teresa Lucente
Teresa Lucente