Il deejay, che una volta era il disc jockey e si può abbreviare con dj, è uno dei mestieri più ambìti dell’era contemporanea. Il perché, il come e il quando ve lo diciamo subito. 

Cosa fa un/una deejay? 

Chiariamo innanzitutto chi è questa figura. 

Il/la dj mette musica: siamo d’accordo? Bene. È una persona che quindi seleziona, mette in fila e mixa dei pezzi musicali per intrattenere e magari far ballare il pubblico di un locale, di una festa, di un rave o quellochevipare. 

Com’è facile immaginare il nome deriva da “disco”, proprio perché all’inizio da mixare – o missare, come si dice in gergo – c’erano i dischi. 

Oggi c’è ancora qualche dj che si spacca la schiena portandosi borse cariche di vinili, ma ce ne sono tanti altri che invece lavorano coi file digitali. Non c’è un meglio o un peggio, cambia solo lo stile. 

Ed è proprio lo stile, oltre che la bravura tecnica, a distinguere un dj dall’altro, e una dj dall’altra. 

È più importante la tecnica o il talento?

Mi sa che la risposta a questa domanda la sapete già. In ogni caso ci arriviamo per gradi. 

Come tutti i mestieri creativi, anche il/la dj deve coniugare preparazione tecnica e talento artistico, in questo caso musicale. 

Per preparazione tecnica intendiamo tutto quel bagaglio di conoscenze sulla musica e sugli strumenti per suonarla, analogici o digitali.
Per talento artistico intendiamo invece una passione innata mescolata un certo estro creativo. Quel qualcosa che ci spinge sin da piccoli a tamburellare i braccioli del seggiolone col cucchiaio con sadica soddisfazione. O che ci fa fare dei viaggi mentali che neanche il Dalai Lama non appena ci mettiamo le cuffie. O che ci fa saltellare sui marciapiedi quando sentiamo un pezzo fatto col sintetizzatore. Insomma, quelle robe lì. 

Attenzione però: il talento non vale niente se non impariamo almeno due cosette tecniche. Cioè: non è detto che dobbiate fare per forza corsi, scuole o conservatori… però un po’ di pratica sì. 

La risposta alla domanda del titolo quindi – l’avete capita? – è duplice, ovvero: è importante sia la tecnica che il talento. 

Come si fa a diventare dj?

Ci sono così tanti modi per diventare dj che è impossibile indicarvi una strada soltanto. Possiamo però darvi dei consigli, suddivisi in tre fasi: dall’ascolto alla pratica fino all’esercizio del mestiere.

Fase 1: l’ascolto

La miglior cosa che potete fare all’inizio è ascoltare la musica. Semplice e indolore. La musica che vi piace ma anche quella che non vi piace. 

Cercate di capire quali sono i vostri gusti e qual è il vostro stile. 

Fase 2: la pratica

Dopo aver ascoltato un bel po’ di musica provate a lavorarci su, mescolate i pezzi, fatela vostra. Se vi piacciono i dischi, con i dischi; se vi piace il digitale, con i file audio. 

Se avete un po’ di soldi da parte potreste anche comprare degli strumenti come un controller, un mixer, delle cuffie e – se i vicini lo consentono – anche delle casse. Altrimenti potete scaricare dei programmi come FL Studio, GarageBand, Soundation, Mixxx o DaVinci Resolve. Insomma, smanettate amisci!

In questa fase potreste anche aver bisogno di affinare la tecnica attraverso delle lezioni ad hoc, magari da un/una dj esperto/a che vi spiega il mestiere. Sapere un po’ di teoria musicale potrebbe non fare male: il pentagramma, l’armonia, la composizione, gli stili e tutto quello che potrebbe darvi conoscenza e ispirazione in questo mondo. 

Fase 3: il mestiere

Fare il/la dj come lavoro vero e proprio non è facile ma ci si può arrivare, magari partendo dai locali o dagli eventi più piccoli.

Si può cominciare ad esempio osservando chi ha più esperienza, magari facendo da assistente. Vuol dire portare gli strumenti, montarli e smontarli. E solo dopo mettere musica, magari all’inizio di una serata o di un evento.

Una cosa da tenere presente durante le vostre prime esibizioni è che, un conto è fare il dj a casa e un altro conto è farlo fuori. Nel primo caso non dovete fare altro che mettere la musica che vi piace nel modo che vi piace. Nel secondo invece dovete – ta daaa – assecondare il gusto del pubblico. …E cosa vuole il pubblico? Beh dovrete capirlo voi. Il pranzo di matrimonio nel Castello delle Cerimonie vorrà dire un certo tipo di pubblico, l’after in un club di Berlino un altro. La vostra abilità sarà anche modulare la scaletta momento per momento, quindi preparatevi il giusto e lasciate spazio all’empatia. 

Che tipo di dj siete? 

Una volta il dj era una persona che metteva musica altrui. Oggi invece può mettere anche la propria. Insomma non è detto, ma potreste essere dei/delle dj che hanno anche la vena di producer. 

Sia che abbiate la vena di producer, sia che non ce l’abbiate, pubblicare i vostri pezzi o i vostri mix online potrebbe essere un buon modo per farvi conoscere. 

Oggi molti/e dj sono più che mai imprenditori e imprenditrici di sé stessi/e, e come tali devono gestire la propria immagine nel web, social compresi. Parliamoci chiaro: quanti reel avete visto in cui dei/delle dj mettono musica su degli yatch in mezzo al mare davanti a gente in bikini&mutandini? Ok, potreste anche essere social senza esserlo in questo modo, e forse non sarebbe neanche male. In ogni caso, una certa attenzione al pubblico anche quando si tratta di comunicare quello che fate è cosa buona e giusta.

Sono tutti passaggi che richiedono tempo e fatica, ma se avete passione e costanza arriverete dappertutto. Vi raccomandiamo giusto una cosa: non ve la tirate troppo. Come dice dj Diplo: Se qualcuno mi prende sul serio, allora davvero dovrebbe avere un problema.

Credits per le immagini: Pixabay.com,  fotobias, Vika_Glitter, u_ue3g3j5spj, gorkhe1980, priscila_costa11, vkmedia

Teresa Lucente
Teresa Lucente