È patrimonio dell’umanità, è anche un raro caso di uniformità linguistica internazionale e si festeggia il 17 gennaio. Cos’è?
Esatto, la pizza (del resto era nel titolo, vi abbiamo dato un aiutino non da poco ma vabbè). Entriamo pure nei dettagli.
Pizza spaghetti mandolino
L’Italia è il paese della pizza e pure degli spaghetti e del mandolino e della mafia. E del gelato. E di Pavarotti. E oggi dei Måneskin. Ma tornando alla pizza: siamo quelli che l’hanno inventata e che l’hanno poi diffusa in tutto il mondo.
Le prime pizze sono comparse verso il Cinquecento ma erano senza pomodoro perché ancora Colombo non lo aveva importato dalle Americhe: le Americhe, per noi, ancora non c’erano.
La pizza per come la conosciamo oggi nasce a Napoli verso il Settecento. Pare che all’epoca le versioni più conosciute fossero la marinara e la margherita. Secondo la leggenda però la margherita ha iniziato a chiamarsi così quando fu offerta alla regina Margherita di Savoia – nonché al re Umberto I – in occasione della loro visita a Napoli nel tardo Ottocento. Si dice anche che per l’occasione fu fatta apposta una pizza che avesse i colori dell’Italia: mozzarella, pomodoro, basilico e passa la paura.
La pizza napoletana è diventata addirittura patrimonio dell’umanità. L’UNESCO infatti protegge la cosiddetta “Verace Pizza Napoletana”, detta anche semplicemente vera pizza napoletana. Si tratta di una pizza che per avere questa denominazione garantisce una serie di caratteristiche: dalla forma agli ingredienti, dalla tecnica dell’impasto al metodo di cottura.
La amiamo così tanto che abbiamo istituito persino la Giornata Mondiale della Pizza, ma lo vedremo dopo.
Pizza si traduce con pizza
Il termine pizza oggi è diffuso in tutto il mondo. Cioè, non è che se andate in Finlandia la chiamate goesfrang: no, sempre pizza è. Idem in Mozambico e in Giappone.
Chiaramente questa è una conseguenza del successo della pizza a livello globale, soprattutto della pizza napoletana. Eppure non era scontato che il nome rimanesse tale. Per esempio, anche il calcio piace in tutti i luoghi, in tutti i laghi e in tutti i mari ma lo chiamiamo anche football o soccer.
Stessa sorte vale per un’altra pietanza, il gelato: ice-cream, glace e helado sono solo alcuni dei nomi con cui è famoso nei vari paesi del mondo. Diciamo che gelato richiede una traduzione per essere compreso anche in spagnolo o in francese, mentre la pizza no. La pizza si chiama pizza dappertutto.
Quanto ci piace la pizza
Che posto occupa secondo voi la pizza nella classifica dei cibi più amati al mondo? Ve lo diciamo subito, non è sul podio. Però si colloca immediatamente dopo: al quarto posto. Prima ci sono:
- la Picanha, il piatto brasiliano a base di carne bovina grigliata;
- il Roti Canai, la focaccia tipica dell’India, della Malesia e dell’Indonesia;
- il Phat Kaphrao, la frittura thailandese con carne macinata o frutti di mare.
Comunque ci sono così tanti altri piatti italiani nella classifica dei cibi più amati al mondo che l’Italia è al PRIMO posto. Quella italiana è considerata quindi la migliore cucina al mondo.
Tra i piatti nostrani più apprezzati dopo la pizza napoletana ci sono:
- le pappardelle al cinghiale;
- la focaccia di recco col formaggio;
- il pesto genovese;
- la parmigiana alla napoletana;
- le tagliatelle al ragù alla bolognese;
- le linguine allo scoglio;
- la pasta alla carbonara.
Roba che se non vi è venuta fame finora siete stoici. O avete appena mangiato.
Tanti auguri alla pizza
Il 17 gennaio è la Giornata Mondiale della Pizza: il World Pizza Day. Una volta, questo era il giorno in cui si facevano i fuochi propiziatori per lasciare i vecchio e fare spazio al nuovo. In questo giorno si festeggia però anche Sant’Antonio Abate, che è tra i santi più noti da Napoli in giù, e che guarda caso si festeggia con grandi falò.
Da Milano a Lecce, da Varese a Enna: sono innumerevoli i luoghi nello stivale che si preparano ad accendere fuochi. Lo si fa soprattutto in campagna o nelle piazze antistanti alle chiese. Le fiamme possono essere alte decine di metri per bruciare simbolicamente tutto quello che per voi è bruciabile, facendo spazio alla primavera e a tutto il nuovo che porta. Un rito propiziatorio per un domani ancor più pieno di pizza.
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