
Nuovi abiti a partire da vecchi tessuti di grandi firme e prodotti di lusso a prezzi accessibili grazie all’economia circolare
Che il commercio degli abiti di seconda mano sia esploso ormai è un dato di fatto, lo dimostrano i numerosi mercati e i negozi di abbigliamento usato in tutta Italia o i viaggi organizzati appositamente per scovare chicche vintage uniche e originali all’estero. Ma, oltre al semplice riuso, si sta facendo sempre più strada, soprattutto nel mondo della moda, il riciclo creativo, detto upcycling.
Non resta, però, escluso dall’economia circolare un settore impensabile come quello della cosmetica, dove molti prodotti per skincare e make-up vengono recuperati e riconvertiti.
Upcycling: che cos’è e qualche esempio
Per upcycling si intende il dare vita nuova a capi già esistenti. È l’intervento creativo su vestiti o tessuti da buttare che vengono trasformati in pezzi nuovamente commerciabili senza attingere ad altre risorse.
Sono molti i brand che prendono vecchi abiti di lusso o di firme note per creare le loro collezioni. Tra questi, LMLStudio che si concentra soprattutto sulle fodere di completi pregiati, non tenendole più nascoste, ma facendole uscire attraverso tagli nel tessuto.
RE/DONE, invece, è un brand specializzato in riciclo dei LEVI’S. Il denim in questo caso viene tagliato a mano a partire dalle cuciture e il tessuto viene riutilizzato per nuovi modelli la cui vestibilità varia in base alle tendenze e non si limita a quella dei classici modelli vintage. Nella produzione, inoltre, vengono usati metodi di conservazione dell’acqua e i prodotti chimici sono aboliti.

Non può mancare all’appello Diesel che durante la Milano Fashion Week (18 – 24 febbraio 2020) ha lanciato Diesel Upcycling for 55DSL. Si tratta di una collezione sostenibile dove pezzi di archivio e prototipi sono stati rielaborati per creare un’edizione limitata caratterizzata da colori sgargianti, trattamenti tye and dye, materiali misti e loghi sovrapposti.
Il riciclo dei cosmetici
Il riciclo è riuscito a coinvolgere anche il mondo della cosmetica, settore che ogni anno produce circa 120 miliardi di pezzi destinati alla discarica. Per contrastare, quindi, l’enorme spreco di plastica sono nate delle start up che igienizzano e ricondizionano cosmetici usati per rimetterli sul mercato a prezzi più bassi. Le due leader nel settore sono Poshmark e Glambot, entrambe statunitensi, mentre la maggior parte della domanda proviene dal Giappone.
Irene Francalanci
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