Post realizzato in collaborazione con Epicode School
Oggi più che mai la ricerca di un’occupazione lavorativa è tema attuale e angoscioso per molti: la pandemia ha colpito duro tanti settori economici ed è sempre più difficile, in particolare per i più giovani, trovarsi un’occupazione stabile e che nel lungo periodo garantisca garanzie.
Certo, prima di cercare un lavoro sarebbe importante capire “quale” cercare: a maggior ragione se si è in una fase evolutiva, ad esempio se si sta finendo la scuola superiore e si sta decidendo se e cosa studiare, o se si sta cercando di rinnovare le proprie competenze per ritornare appetibili agli occhi dei recruiter.
Alcuni settori sono più in crisi di altri, questo lo sappiamo. Il digitale, e c’era da scommetterci, non è fra questi e recita la parte del leone.
Secondo una ricerca pubblicata da LinkedIn, nel 2021 sono quindici le categorie che stanno trainando il mercato del lavoro: di queste, ben quattro riguardano il web e professionisti specializzati nella digitalizzazione dell’impresa.
Le skill più richieste spaziano da competenze altamente creative come la capacità di creare podcast all’editing di contenuti, per arrivare a know-how decisamente più tecnico: cloud computing, gestione di campagne ADV, analisi del dato, sicurezza delle reti.
In particolare, c’è grande richiesta da parte del mercato è per gli sviluppatori, o come sono chiamati in inglese, web developer: risorse centrali per tutte quelle aziende che devono avviare un processo di trasformazione in ottica digital e che devono dotarsi delle properties indispensabili per riuscire in questo salto in avanti.
Un dato su tutti: con l’esplosione della pandemia da Coronavirus e il conseguente aumento delle attività online causato dal lockdown, nel 2020 in Italia il numero di assunti con queste specifiche competenze è cresciuto del 49% rispetto al 2019. Un trend di crescita che non tende ad arrestarsi e che potrebbe motivare chi è in cerca di lavoro a vagliare seriamente questo percorso di carriera.
Prima però è necessario entrare nel dettaglio della cosa.
Cosa fa un web developer?
Tendenzialmente, uno sviluppatore scrive codice per software: potrebbe lavorare a un sito internet, un’app per smartphone, un videogame (in quel caso si parla specificamente di game developer) oppure per programmi pensati per svolgere un’attività specifica, come quelli che servono a modificare le foto o a progettare un’automobile.
Ci sono principalmente tre tipi di i web developer: il front-end developer, cioè la figura che lavora alla componente “visibile” del software, del sito o dell’app che si sviluppa. Dalla dimensione dei bottoni ai colori delle pagine, tanto per dirne una.
C’è poi il back-end developer, la figura che si occupa di ciò che si nasconde “sotto il cofano”: i database, i sistemi di protezione dei siti, la gestione dei dati che il software immagazzina e produce.
Infine, c’è il full-stack developer: una crasi fra queste due figure, che è quindi competente sia di front-end che di back-end, e che può muoversi in autonomia.
Per riuscire a “sviluppare”, è necessario imparare dei linguaggi di programmazione: i principali sono HTML, CSS, XML, oltre i più complessi PHP, ASP, Javascript, Node, Python, SQL, solo per nominarne alcuni, e ovviamente a seconda della specializzazione è necessario impararne alcuni a discapito di altri (ad esempio il front-end developer è specializzato in HTML5, CCS3, CSS, JavaScript, mentre il back-end developer è più avvezzo a usare PHP, Java, Python o Ruby).
Partendo da questi linguaggi, il web developer “scrive” letteralmente il funzionamento del programma, si accerta del funzionamento del software, lo mette in sicurezza e lo sviluppa per renderlo compliance con le normative della privacy, che negli anni sono diventate sempre più stringenti (in Europa ad esempio è in vigore il GDPR).
Lavora a stretto contatto con altri professionisti (ad esempio lo UX designer) e per la sua particolare natura può lavorare in orari diversi dal canonico 9-18: per questa ragione molti web developer sono liberi professionisti che operano in regime di smart working, quindi senza vincoli di orario e luogo ma agganciati alla riuscita del progetto.
Non è un caso che i primi nomadi digitali, cioè quelle figure che lavorano in regime di libera professione in continuo movimento, talvolta senza neanche avere una residenza ma spostandosi di continuo a seconda di criteri come la stagionalità o gli interessi personali, siano stati proprio web developer.
Una vita affascinante, no?
Ah, la cosa più concreta ma che forse una persona che cerca lavoro vuole sapere: un web developer – sia esso libero professionista o assunto – in Italia guadagna in media 35k euro l’anno, all’estero anche di più. Una bella retribuzione che potrebbe superare ogni più rosea aspettativa!
Come si diventa web developer
Per imparare a sviluppare e cominciare materialmente a scrivere software bisogna apprendere i rudimenti del codice. Per raggiungere lo scopo, va da sé, è necessario studiare.
Oggi è possibile diventare web developer studiando all’università, con un percorso quindi più strutturato, oppure partendo da corsi professionalizzanti post diploma, che possono fornire le basi per trovare il primo impiego.
Oltre a una buona volontà e costanza è importante quindi definire quale sia il format di corso più in grado di valorizzare la persona e che permetta di imparare meglio.
Ad esempio, si può pensare a un percorso in aula più lungo o più corto, online oppure ibrido fra presenza e didattica a distanza: l’importante è riuscire a unire alla base teorica anche parecchia pratica che sia funzionale alle capacità del partecipante.
Marco Rosci, CEO di Epicode School, scuola di formazione specializzata in ambito tech, racconta:
“Oggi il mondo del tech offre una quantità di opportunità professionali senza precedenti, anche a coloro che non hanno mai scritto una riga di codice. La sfida di Epicode è proprio questa: formare ragazzi e ragazze da zero, per poi inserirli nel mondo del lavoro in qualità di specialisti IT, subito dopo la fine del corso. E oggi è possibile, i nostri studenti sono sommersi di colloqui e offerte di lavoro dalle più grandi società tech (Accenture, Capgemini, Almaviva per citarne alcune), dopo solo 3 mesi di corso.”
Epicode poi ha sviluppato un metodo tutto suo, mutuato dai Bootcamp americani, che permettono di imparare ed entrare subito nel mondo del lavoro:
“Abbiamo studiato e testato l’efficacia del modello dei bootcamp intensivi: 12 settimane full-time, online live, con un altissimo tasso di applicazione pratica. I docenti sono professionisti selezionati con almeno 15 anni di esperienza nello sviluppo software e nella formazione, e assegniamo un tutor tecnico a ciascuno studente affinchè l’esperienza sia personalizzata e orientata al saper fare. Abbiamo infine sviluppato una formula commerciale rivoluzionaria che dimostra la fiducia che abbiamo riposto nel modello, nel talento dei nostri studenti e nella nostra missione sociale: lo studente paga solo metà corso, l’altra metà solo se Epicode gli trova il lavoro.”
Quali possono essere i consigli per chi pensa di avvicinarsi a questa professione e quali sono i consigli che possiamo dare? Marco Rosci ne indica quattro:
“Prima di tutto, documentatevi bene. Molti giovani non sono consapevoli dei benefici dell’essere developer oggi: si guadagna bene, si lavora dove si vuole e il lavoro non mancherà mai.
Secondo consiglio: essere developer equivale a studio e aggiornamento costante, per tutta la vita. Se non siete curiosi e affamati di sapere, non è la strada giusta per voi.
Terzo consiglio: se state valutando di diventare developer, cercate una scuola che sia iper-connessa con il mondo delle aziende. La sfida più grande è entrare nel mondo del lavoro, poi non ne uscirete più.
Quarto consiglio: scegliete Epicode, non ve ne pentirete! ☺”
Insomma, il lavoro del futuro c’è, e risponde al nome di web developer: basta solo attrezzarsi e provarci. Siete pronti alla sfida?