
Le storie degli oggetti di #TeLoCompraBakeca (episodio 01)
Ci sono storie che vengono immaginate semplicemente guardando gli annunci che ci sono sul nostro sito. Queste sono quelle che stiamo scoprendo durante le nostre ricerche di oggetti particolari per la campagna #TeLoCompraBakeca.
La folletta e il folletto si conobbero un giorno, così, per caso, seduti alla fermata del tram. Lui aveva una giacca macchiata di ketchup e i capelli di lei odoravano di patatine fritte: capirono subito di essere fatti l’uno per l’altra.
La prima volta che salirono insieme su quell’altalena credettero che non ci sarebbero mai più scesi e, cosa più importante di tutti, si convinsero di essere stati i primi e gli unici a esserci mai saliti. L’altalena andava su e giù e sembrava non dover più fermarsi. Ad ogni slancio il cuore balzava fuori dal petto per poi ritornare su stesso, a volte per paura, a volte per dispetto: quel che contava era prendere la rincorsa.
Questa è la storia di una folletta innamorata, o forse no, i folletti erano due ma, a pensarci bene, anche l’amore c’entra ben poco…beh insomma, questa storia parla di folletti e di qualche cosa di simile all’amore.
Dopo un po’ i due innamorati, accorgendosi di rallentare, con le gambe iniziarono a remare perché la giostra a tutti i costi potesse continuare. Ma mentre la folletta sgambettava senza sosta, il folletto spesso si concedeva innocue interruzioni. Lì per lì la cosa passò inosservata ma poi la folletta cominciò a sentirsi frustrata.
Così ebbe inizio il teatrino delle gravi gomitate: d’improvviso il folletto si destava e con vigore recuperava. Talmente poi il suo impegno era intenso che non perdonarlo non avrebbe avuto proprio alcun senso. Venne però il giorno in cui alla folletta cadde un braccio.
Lei inizialmente accusò il suo innamorato, ma lui, ignaro, dichiarò la sua innocenza, insinuando al contempo una di lei inefficienza. Allora la folletta debilitata attribuì la colpa ai suoi di legamenti e ritenendosi in difetto si strinse sempre più vicino al suo amato folletto. Lui la sosteneva e le sussurrava parole dolci d’un fiato, ma l’altalena si era mutata in una catena e delle spinte e dell’incantevole dondolio non rimaneva che il coraggio di dirsi addio.
Ora quell’altalena è appesa al muro di una cameretta, migra di casa in casa a ricordare che non sempre la via giusta è quella retta.
A tutti quegli amori monchi, agli amori malati, a tutti quegli amori che non sono amori ma che vi ostinate comunque a chiamare amori: i folletti innamorati sono un inno e un monito al lasciar andare tutte le braccia mozze rimaste aggrappate al filo di altalene che non si muovono più.
Perché a volte cadere a pezzi è l’unico modo che si ha per ritrovare i pezzi migliori di sé.