Smart working, remote working, telelavoro, lavoro agile: termini che più o meno tutti noi abbiamo ascoltato in TV e letto sui giornali in questo periodo di pandemia. Già durante il primo periodo di lockdown, tutte le aziende, uffici e pubbliche amministrazioni hanno dovuto lavorare in smart working. Molti dipendenti in questi mesi si sono chiesti fino a quando lo smart working durerà, considerando le varie restrizioni applicate in questi mesi.


Bisogna però specificare che per (quasi) tutti i dipendenti, lo smart working non è mai iniziato. Semplicemente perché il termine “smart working” viene impropriamente usato per definire un’altra modalità di lavoro: il telelavoro. Conosciuto anche con il nome di “remote working”, è il telelavoro ciò che hanno realmente provato sulla loro pelle tantissimi dipendenti durante il periodo di lockdown.


Il vero smart working infatti (chiamato con il termine “lavoro agile” in Italia) viene applicato solo in pochi contesti. Secondo i più recenti dati (anno 2019) del portale Eurostat*, l’istituto statistico europeo, l’Italia è fanalino di coda per lo smart working applicato in aziende, ufficio e pubblica amministrazione.


Per la precisione, i Paesi bassi sono primi in Europa con il 14,1% di lavoratori dipendenti in smart working; l’Italia invece si posiziona dietro la Slovacchia: abbiamo solo il 3,6% di dipendenti che lavorano di solito in smart working.

1. Il telelavoro

Lavorare da casa non significa fare smart working: un concetto che però a molti datori di lavoro sfugge. Anche a livello giuridico infatti, queste due tipologie di lavoro vengono
regolate in maniera differente anche qui in Italia. Per telelavoro si intende un lavoro che si svolge a distanza rispetto alla sede centrale dell’azienda, ufficio o pubblica amministrazione.


Le caratteristiche del telelavoro sono:

  • nelle forme più comuni, il dipendente è vincolato a lavorare da casa (telelavoro domiciliare) oppure in un luogo prescelto dall’azienda, come una sua filiale (telelavoro da centro satellite)
  • il dipendente che fa telelavoro ha le stesse responsabilità di un dipendente che lavora regolarmente in ufficio
  • esiste un regolare orario di ufficio da rispettare
  • il dipendente di solito deve tornare una volta a settimana in ufficio

Insomma, il telelavoro impone dei vincoli ben precisi al dipendente. Quando invece si parla di lavorare in smart working, ci si riferisce ad un altro concetto, come vedremo nel paragrafo seguente.

2. Smart Working e Lavoro Agile

Lo smart working è l’evoluzione del telelavoro, dove il dipendente non subisce i vincoli imposti dal telelavoro. Lo smart worker infatti svolge il suo lavoro al di fuori dell’azienda ed è libero di scegliersi il proprio orario di lavoro così come il luogo da dove lavorare in smart working.


La definizione di smart working (più spesso chiamato “lavoro agile”) nell’ordinamento legislativo italiano è chiara:

Una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.


Un contratto di lavoro agile (a tempo determinato o indeterminato) non pone vincoli su:

  • il luogo dove svolgere l’attività di lavoro all’esterno dell’azienda
  • il rispetto di un orario determinato di lavoro
  • il controllo diretto da parte del datore di lavoro sul lavoratore

Insomma, uno “smart worker” ha molta più flessibilità e libertà di lavoro rispetto ad un dipendente in telelavoro. Chi fa telelavoro di solito si trova costretto a lavorare a casa dal proprio PC (o quello aziendale), iniziando la giornata con un regolare orario di ufficio (9 – 17) e vendendo anche monitorato dal proprio dipendente (tramite un time tracker o altri software per valutare la produttività quotidiana).


Chi invece può lavorare in smart working ha molta più scelta: spesso sceglie di lavorare in un coworking, in un bar o caffetteria, o anche in una postazione di lavoro attrezzata a casa. Può decidere di iniziare a lavorare alle 9 di mattina così come alle 11, oppure lavorare solamente il pomeriggio. E non c’è un controllo diretto da parte del datore di lavoro (anche se ciò può variare da caso a caso).

3. Vantaggi dello smart working

Lavorare in smart working significa ripensare e riprogettare il proprio approccio al lavoro quotidiano, digitalizzando l’esperienza lavorativa. I vantaggi dello smart working riguardando sia i lavoratori, sia le aziende. Dalle ricerche dell’osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano** è uscito fuori che la produttività media di ogni singolo dipendente aumenta del 15%. Un ottimo risultato, che se venisse applicato a tutta la platea di lavoratori che potrebbe fare smart working, significherebbe avere un incremento economico pari a 13,7 miliardi grazie a questa nuova spinta produttiva.


Già, perché al momento in Italia ci sono solamente 480.000 smart workers: in prevalenza sono uomini, tra i 38 e 58 anni, e sono residenti nel nord-ovest dell’Italia. Ma la platea di potenziali lavoratori agili in realtà è molto più ampia: circa 5 milioni. Secondo sempre i dati dell’Eurostat***, l’Italia è prima in Europa per lavoratori autonomi. Un dato però gonfiato dal popolo delle Partite IVA: parte dei lavoratori è costretto ad aprire una Partita IVA solo perché costretto dal datore di lavoro, che può così risparmiare sui costi.


C’è da notare inoltre che molte Partite IVA sono legate a professioni che non possono essere digitalizzate. Nel più recente report Skills Outlook 2019 dell’OCSE****, viene sottolineato come solo il 21% degli italiani possiede un buon livello di alfabetizzazione e capacità di calcolo necessario per adattarsi al mondo e lavoro digitale.


E l’analfabetizzazione digitale rimane un grosso fardello per il nostro paese: secondo il 15° rapporto Censis sulla Comunicazione (2018), circa 18 milioni di italiani non hanno mai usato internet nello scorso anno. E ben una famiglia su quattro non dispone di connessione internet a casa perché il 58% di queste famiglia dichiara di non sapere usare internet, mentre il 21% ammette di non reputare Internet come uno strumento interessante ed utile.


Eppure lo smart working porterebbe grandi benefici a molti professionisti e aziende:

  • i lavoratori possono avere un migliore bilanciamento tra vita lavorativa e vita personale: secondo uno studio del ForumPA, ben il 66% dei lavoratori nelle pubbliche amministrazioni vorrebbe bilanciare il lavoro tra remoto e in presenza
  • come già detto, la produttività media aumenta del 15% per i lavoratori
  • in media, un lavoratore potrebbe guadagnare fino a 40 ore al mese in più evitando lo spostamento casa-lavoro e lavoro-casa
  • evitando gli spostamenti, per ogni lavoratore in smart working si potrebbero evitare 135 kg di CO2 emesse all’anno
  • possibilità di risparmiare sul costo degli affitti ed utenze per le imprese

4. Come iniziare

Come specificato nel paragrafo precedente, non tutte le professioni possono lavorare in smart working. Serve innanzitutto avere le giuste competenze digitali per imparare ad usare il proprio computer correttamente: saper utilizzare la suite di Microsoft Office, per esempio, è fondamentale per ogni tipo di professione.


Le professioni che operano nel campo digitale sono sicuramente più portate per il lavoro in smart working: se state cercando un lavoro, oltre a scrivere bene un curriculum, potrebbe tornarvi utile seguire qualche buon corso di formazione in ambito digitale.


Lavorare in smart working richiede anche saper trovare un proprio equilibrio tra lavoro e casa. Ogni smart worker ha infatti un diritto alla disconnessione, ovvero il diritto a non essere reperibile e non dover rispondere alle comunicazioni di lavoro durante il periodo di riposo.


Se lavorate in telelavoro, avrete un orario fisso da rispettare: anche in questo caso assicuratevi di non andare oltre l’orario prestabilito. Gli smart worker scelgono loro quando lavorare durante la giornata, che da un lato garantisce più libertà, ma dall’altro richiede molta responsabilità per creare una routine di lavoro ben precisa.


*https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/lfsa_ehomp/default/table?lang=en
**https://blog.osservatori.net/it_it/smart-working-vantaggi
***https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/LFSA_EGAPS__custom_282936/default/table?lang=en
****https://d110erj175o600.cloudfront.net/wp-content/uploads/2019/05/Skills-Outlook-Italy-IT.pdf

Credits:

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  • Pixabay
Simone Di Pomazio
Simone Di Pomazio
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