Conoscere e monitorare il linguaggio non verbale può essere importantissimo durante un colloquio di lavoro perché aumenta le possibilità di fare bella figura. Vediamo quindi che cos’è e quali sono i nostri consigli.

Cos’è il linguaggio non verbale?

Il linguaggio non verbale è il linguaggio del corpo, ovvero tutto quello che si può comunicare al di là delle parole. 

Oltre a quello che diciamo, infatti, noi comunichiamo con la nostra presenza fisica, attraverso ciò che facciamo e come lo facciamo. 

A “parlare” possono essere:

  • la nostra postura;
  • il nostro modo di vestire;
  • le espressioni facciali;
  • il contatto oculare;
  • il nostro modo di gesticolare e di muoverci in generale;
  • la distanza che adottiamo dall’interlocutore/trice.

… Ma anche il modo in cui parliamo può dire molto di noi, attraverso: 

  • la voce: se è alta o bassa, dolce o ruvida;
  • il ritmo del discorso, le pause, il tempo che concediamo a noi stessi o all’altra persona.

A cosa serve il linguaggio non verbale

Il linguaggio non verbale è il mezzo più affidabile per riconoscere i nostri pensieri e le nostre emozioni, così come quelli altrui.

Spesso le persone non dicono apertamente quello che pensano o sentono, e se lo dicono magari mentono, anche a sé stesse. Tuttavia, a “parlare” sono i corpi. 

È difficile controllare completamente il nostro linguaggio non verbale perché inconscio. Bisognerebbe essere consapevoli ogni istante di tutti i muscoli del corpo, compresi quelli facciali; moderare la nostra voce, controllare ogni minimo gesto delle mani, modificare la postura… Eppure qualcosa si può fare, specialmente se ci troviamo in una situazione d’emergenza come un colloquio di lavoro. Ora ci arriviamo.

L’importanza del linguaggio non verbale: la prima impressione

Uno studio del 1971, capitanato professor Albert Mehrabian dell’università di Los Angeles (UCLA), dimostra che il linguaggio non verbale è essenziale per la comprensione di una persona. 

Questo studio, valido ancora oggi, dimostra in particolare che quando una persona comunica, gli interlocutori danno importanza:

  • per il 55% a quello che vedono, ovvero al linguaggio del corpo (postura, gesti, movimenti, mimica facciale);
  • per il 38% a quello che sentono: non tanto a quello che diciamo ma a come lo diciamo (tono della voce, timbro, ritmo del parlato);
  • per il 7% alle parole effettivamente dette, quindi il linguaggio verbale. 

È stato dimostrato inoltre che le persone si fanno un’idea di noi in base alla prima impressione. Quello che rimane impresso la prima volta che incontriamo qualcuno – in un intervallo di tempo che va dai 20 secondi ai 3 minuti circa – pare essere quello che conta di più. 

…E cosa rimane più impresso? Non tanto ciò che diciamo ma come lo diciamo e come ci presentiamo in generale. In tre parole, anzi quattro: il linguaggio non verbale. 

Come non tenerne conto quindi per un colloquio di lavoro? 

Il linguaggio non verbale nel colloquio di lavoro

I recruiter sono i primi a dare importanza al linguaggio non verbale in fase di colloquio. Spesso cercano di capire chi siamo in base a domande come: 

  • perché vorresti lavorare con noi?
  • Come ti vedi da qui a 5 anni? 
  • Quali sono i tuoi maggiori pregi e i tuoi peggiori difetti? 

La verità è che sono domande a cui è difficile dare una risposta, almeno una risposta come i recruiter vorrebbero (e loro lo sanno). Se fossimo davvero sinceri, allora forse risponderemmo rispettivamente così:

  • perché sono senza soldi;
  • non ne ho idea;
  • sono un grandissimo giocatore di beer pong e sono pigro da morire. 

Se rispondessimo così tuttavia non faremmo proprio una bella figura… Ecco che il colloquio si trasforma allora in una sorta di partita di scacchi, nella quale il recruiter deve leggerci nella mente per capire le nostre mosse. Non tanto quelle future, ma quelle presenti. Perché se c’è incoerenza tra il nostro contenuto non verbale e verbale, allora il primo può rivelare l’esattezza o meno del secondo. Ad esempio, se diciamo che non vediamo l’ora di lavorare per quell’azienda mettendoci con le braccia incrociate e chiudendo gli occhi per un paio di secondi, allora forse non è vero. 

Come fare quindi per riuscire a fare bella figura al colloquio di lavoro?

6 consigli sul linguaggio non verbale per fare bella figura al colloquio di lavoro

Per fare bella figura al colloquio di lavoro dobbiamo cercare di prendere consapevolezza – per quanto possibile – del nostro linguaggio non verbale. Alcuni motivatori ne hanno fatto una disciplina ferrea, come se controllando perfettamente il nostro corpo fossimo in grado di controllare tutto quello che comunichiamo. Ma controllare al 100 % il nostro linguaggio non verbale è impossibile! 

Detto ciò, possiamo essere il più possibile consapevoli di come “parla” il nostro corpo. Come? Innanzitutto, osservandoci mentre comunichiamo. Cerchiamo di capire il più possibile qual è la nostra postura, cosa facciamo quando ci prende l’ansia, che difetti abbiamo… Ad esempio, se sappiamo che quando siamo nervosi ci mordicchiamo il labbro, quando stiamo per farlo davanti al recruiter magari riusciamo a evitarlo.

Prima di interagire con i recruiter, in ogni caso, il consiglio che vi diamo è di soffermarvi per capire il vostro stato emotivo. Come vi sentite? Che emozioni provate? Cercate di fare un bel respiro e di allontanare tristezza, rabbia o paura. Poi, in fase di colloquio, potete seguire i nostri consigli. Vediamo quali.

1. Il portamento e la postura: dritti o storti?

Siete seduti nel corridoio dell’azienda in attesa del colloquio, quando vi chiamano dalla fatidica stanza. Avete il cuore in gola. Cosa fate? A: vi alzate frettolosamente trascinando lo zaino a terra con l’andamento sbilenco. B: vi alzate né di scatto, né troppo lentamente, prendete lo zaino con la giusta calma, e con la postura eretta e la schiena dritta avanzate verso la stanza. Indovinate qual è la risposta esatta? Bravə, la seconda. Idem quando vi sedete davanti al/alla recruiter: cercate di non penzolare da una parte e di non abbarbicarvi sulla sedia ma di rimanere compostə. Nel caso in cui si tratti di un colloquio online, il consiglio rimane comunque valido.

2. La stretta di mano: forte o debole? 

Uno: chi fa la prima mossa di stringere la mano? Il consiglio è di farvi avanti, così da dimostrare che siete sicurə di voi stessə. Due: come stringerla, questa mano? A: forte, anzi molto forte. B: piano, anzi molto piano. Ecco, in questo caso nessuna delle due opzioni è valida: sarebbe meglio trovare una via di mezzo. Una stretta di mano decisa e sicura dimostra forte volontà e senso di sicurezza. Se stringiamo troppo potremmo però dimostrare aggressività. Se stringiamo troppo poco potremmo al contrario dimostrare di essere troppo debolə e impauritə. 

3. La posizione del corpo: gambe accavallate? Braccia incrociate? 

Appena abbiamo dato la nostra stretta di mano è bene sedersi con calma e rimanere in silenzio. Se siamo nervosə il nostro corpo lo darà a vedere. Detto ciò, non dobbiamo reprimere violentemente questo nervosismo, anche perché può indicare al recruiter che ci teniamo, a quel posto di lavoro. Vediamo quindi cosa fare con le gambe e con le braccia durante il colloquio. 

Il nostro consiglio è di accavallare le gambe, se lo fate in modo disinvolto. Ma se lo fate poggiando la caviglia sulla coscia opposta, potreste dare l’idea di essere disinteressatə e/o arroganti. Meglio una posizione che vi fa stare comodə e in equilibrio, che non sia però troppo informale. Non mettete i piedi sulla sedia, per dire.

Per quanto riguarda le braccia, invece, non le incrociate perché potrebbe essere un segno di chiusura. Mettete piuttosto le mani sulle ginocchia o sulle gambe in modo tranquillo. Se siete delle persone che gesticolano (e tra noi italianə, chi non lo fa?), non vi reprimete. Cercate magari di farlo per enfatizzare certe cose piuttosto che altre, sempre in modo calmo e naturale. Attenzione però a non muovere le mani se non parlate: se vi mettete a giocherellare con l’anello, a togliervi le pellicine dai lati delle unghie, a grattarvi la guancia… Beh questi sono chiari segni di nervosismo, meglio evitare. 

4. Il contatto visivo: occhi negli occhi o sguardo altrove?

Altra cosa importantissima in un colloquio di lavoro è lo sguardo. Durante il colloquio è bene mantenere il contatto visivo con il/la recruiter in modo naturale, ovvero guardandolo/a negli occhi ma distogliendo lo sguardo se ci viene di farlo. A volte infatti guardare altrove ci aiuta a formulare i pensieri. Se però guardiamo altrove troppo spesso potremmo sembrare insicuri oppure falsi. NB: se avete più di una persona davanti a voi, guardate tutti allo stesso modo senza trascurare nessuno. Non si può mai sapere chi è che avrà peso sulla decisione di assumervi.

5. Le espressioni facciali: sorridere… ma quanto sorridere?

é scontato dire che un sorriso naturale ci rende più simpatici. Ma… numero uno: meglio non forzarlo. Non c’è niente di peggio che un sorriso finto. Numero due: non sorridete sempre. Perché se lo fate quando si parla di cose più serie potreste sembrare un attimino fuori luogo. Se possibile, cercate di mantenere un’espressione interessata e vivace, ma allo stesso tempo calma ed equilibrata. Insomma, non vi mettete a piangere.

6. La voce: come, quando e quanto parlare

Il timbro e il tono della voce, così come il ritmo del nostro parlato dicono tanto di noi. Ci sono voci stridule, voci profonde, voci dolci, pacate o tonanti. Sebbene alcune non si possano cambiare, si può fare qualcosa per monitorarle. Ad esempio, se tendiamo a parlare a voce molto alta, meglio se diminuiamo un po’ il volume in fase di colloquio, così magari non diamo l’idea di voler sovrastare gli altri. Se al contrario abbiamo un volume molto basso è meglio alzarlo un po’ per non sembrare troppo intimiditi. Per quanto riguarda il ritmo, possiamo adottare degli accorgimenti simili: se sappiamo di parlare molto veloce, possiamo esercitarci a rallentare. Al contrario, se lo facciamo in modo flemmatico possiamo accelerare un po’.

Concludiamo dicendo che prendere consapevolezza del linguaggio non verbale ci aiuta, non solo a monitorare noi stessi ma anche a leggere i segnali altrui. E questo è molto utile in fase di colloquio perché ci permette di aggiustare il tiro. 

Ad esempio: ci chiedono se siamo motorizzati, noi diciamo di no, e il recruiter dice “Va bene, non c’è problema!”. Lo fa però con un sorriso a labbra serrate, oppure a 33 denti ma con gli occhi che rimangono di ghiaccio… Allora forse non è così: potrebbe essere un problema.

In quel caso, per esempio, potremmo aggiungere (anche se non è assolutamente vero), che non abbiamo la macchina ma abbiamo un motorino. Oppure che non abbiamo una macchina nostra ma ci faremo prestare quella di nostra zia.

Insomma, conoscere il linguaggio non verbale può essere molto d’aiuto in fase di colloquio, e non solo. Fatene buon uso, e soprattutto in bocca al lupo (PS: ve lo diciamo con un sorriso naturale guardandovi negli occhi ; D).  

Credits per le immagini: pixabay.com, Alexas_Fotos, Ralphs_Fotos, 10634669, tixonov_valentin, stevepb, AbsolutVision

Teresa Lucente
Teresa Lucente