
Dopo aver scoperto le tradizioni e le leggende legate all’utilizzo dell’abete come albero di Natale, vediamo perché, sotto a questo, viene posizionato il presepe.
Il presepe è ormai diffuso in quasi tutti i paesi che festeggiano il Natale Cristiano, ma lo sapevate che è un’invenzione italiana che è nata nel Medioevo? Partiamo dall’inizio.
Cosa significa presepe
La parola presepe viene dal latino praesepe che significa stalla, dimora. È composta dai termini prae, davanti, e saepes, recinto. Letteralmente infatti significa “luogo che ha un recinto davanti”.
Secondo il Vangelo di Luca, Gesù e Maria si rifugiarono in una stalla per dare alla luce Gesù (che diventa una grotta nei vangeli apocrifi e nelle leggende sui Ragni come vi abbiamo raccontato nel podcast Bakeca Racconta).
«Maria peperit filium suum primogenitum, et pannis eum involvit, et reclinavit eum in praesepio: quia non erat eis locus in diversorio.»
«Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.»
Oggi la traduzione è diventata mangiatoia perché in latino volgare cripia era sinonimo di praesepio. In italiano divenne poi greppia, krippe in tedesco, crib in inglese (e in queste due lingue da mangiatoia è diventato culla). Per questo motivo presepio si traduce con mangiatoia.
La rappresentazione della natività nell’arte
La natività veniva rappresentata già nel III secolo d.C.: la più antica raffigurazione si trova nelle catacombe di Priscilla sulla via Salaria a Roma.
La prima rievocazione storica della natività, invece, risale al 1223 quando San Francesco d’Assisi organizzò in una grotta il primo presepe vivente, anche se non nello stesso modo in cui lo intendiamo noi: San Francesco allestì un altare portatile in una grotta e celebrò la nascita di Gesù. Gli unici simboli presenti erano le statue di bue e asinello e la mangiatoia, ma nessuna statua di Gesù, Giuseppe o Maria. Di questo episodio ci rimane come testimonianza l’affresco di Giotto “Presepe di Greccio” nella Basilica Superiore di Assisi, dipinto probabilmente tra il 1295 e il 1299.

Il primo esempio di presepe concepito come oggetto in sè, invece, risale al 1291. Si tratta di una scultura di Arnolfo di Cambio commissionata da papa Niccolò IV: anche lui voleva commemorare San Francesco e la sua rivisitazione della natività. La scultura è tutt’oggi visibile nel museo della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Dal quattrocento in poi il presepe come oggetto simbolico per rappresentare la natività cominciò a diffondersi in tutta la Penisola: se fino a quel momento si erano usati marmo o legno, diventando il presepe un oggetto “popolare” vennero aggiunti materiali come cera e porcellana, molto più economici.
Nel seicento uno dei Papi del Concilio di Trento (non è ben testimoniato quale) lodò il presepe e invito tutte le famiglie cristiane a inserirlo nella propria abitazione per trasmettere agli altri la propria fede; essendo anche il secolo del Barocco, il presepe venne allestito tenendo conto del paesaggio intorno alla mangiatoia, per creare composizioni molto ricche e spettacolari.
Nel Settecento il presepe cominciò ad essere allestito anche nelle chiese e le varie versioni cominciarono a svilupparsi all’interno delle regioni d’Italia. È in questo secolo che cominciarono ad aggiungersi scene di vita quotidiana intorno alla natività, che sono l’embrione del presepe così come lo intendiamo noi oggi.
Versioni diverse del Presepe in Italia
Il presepe non viene allestito uguale in tutti i Paesi del Mondo: anche in Italia ci sono numerose varianti regionali!
Il presepe napoletano: la tradizione vuole che l’ambientazione richiami Napoli e i suoi vicoli molto caratteristici. Nel capoluogo campano c’è addirittura via San Gregorio Armeno, ormai conosciuta da tutti come via dei Presepi, dove tutto l’anno gli artigiani del posto creano le statuine. Le statue sono in terracotta e tra le figure più famose sempre presenti ricordiamo:
- Benino: il pastorello che, si dice, sogna il presepe che poi si può ammirare;
- i compari Zì Pasquale e Zì Vincenzo, che personificano la Morte e il Carnevale;
- la meretrice, contrapposta alla Vergine, nei pressi dell’osteria.

Rappresentare la natività è una tradizione molto sentita nell’isola più grande d’Italia: il presepe siciliano utilizza statuine con l’anima in legno, a cui da forme particolari con vestiti di stoffa e fil di ferro. In Sicilia, però, vengono utilizzati molti materiali nobili come perle, conchiglie, avorio e corallo. Le figure sempre presenti sono:
- Susi Pasturi, che rappresenta il Benino napoletano;
- Zu Innaru, zio Gennaro, che sfrega le mani davanti a un fuoco acceso;
- lo Sbandatu (o Scantatu ra stidda) che è il primo pastore a vedere nel cielo la stella cometa.

Il presepe bolognese si differenzia dai due precedenti perché in quelli le statuine indossano vesti di stoffa mentre in questo anche gli abiti e tutti i particolari dei vari personaggi vengono intagliati e colorati a mano. Anche qui troviamo figure particolari sempre presenti:
- il Dormiglione che è il corrispondente di Benino;
- la Meraviglia, che agita le braccia in segno di euforia per la nascita di Gesù.
Il presepe genovese presenta sempre scenari urbani ma le statuette sono in legno o ceramica e non mancano mai i caruggi e il mare.
Il presepe marchigiano abbandona i paesaggi urbani per ambientare la natività sulle proprie colline e nei campi coltivati: non ci sono botteghe ma scena di vita agreste piene di Pupi, statuine in terracotta con abiti colorati e non di stoffa.
Ogni regione d’Italia, però, ha le sue tradizioni nella costruzione dei presepi: in tutte le città che ti abbiamo elencato sopra ci sono dei musei specifici che ti illustrano ogni dettaglio e la storia di ogni singola figura presente. Ti segnaliamo però la Rassegna dei Presepi dal Mondo che trovi all’Arena di Verona ogni Natale: sono più di 400 le rappresentazioni di natività che potrai osservare sotto alle arcate dell’anfiteatro romano.
Buona scoperta!
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Bibliografia e crediti:
- Sottolostessocielo
- Wikipedia
- Freepik
- Torino Oggi