
È la vigilia di Natale, sei a tavola con i tuoi parenti e amici, state mangiando e bevendo, parlando del più e del meno. Siete pieni di cibo ma c’è ancora posto per un po’ di dolce. Il silenzio cala per qualche secondo sulla stanza, mentre tutti mangiate il primo boccone. Ed è in questo momento che cominciate a sentire una strana melodia. La riconoscete subito: è il canto di Mari Lwyd e del suo stalliere, che si aggirano nella notte buia, con i piedi e le zampe affondate nella neve. Stanno cercando la casa perfetta, quella in cui fermarsi a cantare.
Ma tu fai finta di niente, non sceglierà voi, andrà dai vicini, siete così felici a quel tavolo: non c’è niente che possa turbare i vostri animi. E così cerchi di non ascoltare e anche gli altri fingono di non sentire, ma il canto è sempre più vicino e più forte, vedi i vetri congelarsi all’istante, le luci dell’albero di Natale si accendono e spengono veloci, poi saltano all’improvviso e rimanete al buio. Nessuno ride più. Tump tump tump. Qualcuno bussa alla vostra porta. Tuo nipote piange ma tu gli tappi la bocca: se non vi sente forse se ne andrà. Ma lei sa che ci siete. Tump tump tump. Non smetterà di bussare, dovete fare qualcosa, dovete aprire, ormai è troppo tardi. Lasci andare il bambino che scappa dal padre, tu ti alzi e ti avvicini alla porta. Tump tump tump. Metti la mano sul pomello, è freddo. Lo giri piano, la porta si apre e una folata di neve ti sferza contro, poi la vedi.

Ha una criniera di stelle filanti colorate, intrecciate a foglie di alloro e rami d’edera. Indossa un mantello bianco che copre il suo corpo, è in piedi su due zampe. La sua mascella batte forte per il freddo. Vedi il suo cranio, senza pelle e muscoli, è rimasto solo l’osso: ha due grandi buchi al posto degli occhi che lampeggiano di una luce accecante, che rompe l’oscurità della notte.
Fuori nevica, tutto è silenzioso. Ma lei canta, ti sta urlando addosso tutto il male che ha dentro: ti elenca tutte le cose che odi di te, quella volta che hai risposto male a tua sorella, ti dice quanto fai schifo, quanto sei inutile in questo mondo. Il suo stalliere le accarezza la schiena e lei, sempre più forte, canta e canta e canta. E tu ascolti, cedi, indietreggi. La lasci passare. Lo scheletro entra nella tua casa, e si chiude la porta alle spalle. Ha vinto Mari Lwyd.
Cosa significa Mari Lwyd
Non vi abbiamo spaventato troppo vero? Mari Lwyd è una figura folkloristica gallese: in tutti i villaggi, nel periodo natalizio, la giumenta-scheletro viene portata fuori dalla stalla e accompagnata in giro per le vie, bussando casa per casa.
La prima attestazione scritta di questa tradizione risale al 1800: J. Evans nel suo libro A Tour through Part of North Wales racconta del suo viaggio compiuto nel 1798 nel Galles, sia dal punto di vista socio-culturale che botanico. La figura di Mari Lwyd compare in questo libro come una delle tradizioni più sentite dai gallesi di quel tempo ma ha origini molto più antiche.
Partiamo dal nome. In inglese Mare è il termine che si utilizza per indicare la giumenta. In gallese Lwyd significa Grigio. Le cavalle grigie fanno riferimento a una razza molto diffusa nel Galles, che è presente in molti racconti mitologici delle tradizioni celtiche e britanniche: sono grigie le giumente che possono cavalcare attraverso il mondo terreno e l’aldilà, portando cavalieri e eroi nel mondo dei morti.
Altri studi, invece, traducono Mari Lwyd come “Maria La Grigia”. Una leggenda narra che, arrivati alla stalla dove far nascere Gesù, Giuseppe e Maria tennero il bue e l’asinello allontanando una cavalla incinta perché era pericoloso averla vicina durante il parto del figlio di Dio. La cavalla andò alla ricerca di un nuovo posto dove partorire ma, stanca e affannata, cadde a terra e morì lentamente, senza riuscire a dare alla luce il puledro che aveva in grembo. Da allora la giumenta si aggira tra le case cercando il riparo che le è stato negato.

La tradizione Pwnco
Ed è qui che nasce la tradizione Pwnco legata a Mari Lwyd: quando la giumenta bussa alla porta comincia a cantare insultando le persone che abitano in quella casa, sperando così di riuscire a entrare e occupare il posto che le è stato portato via. Gli abitanti della casa possono rispondere ma quando Mari vince la gara di insulti, la giumenta entra e si quieta. La casa viene considerata fortunata e piena di speranza per tutto l’anno. Dopo essere entrata, esce soddisfatta e ritorna al suo vagare, cercando una nuova dimora dove essere accolta. Attenti, non bisogna imbrogliare e lasciarla vincere: bisogna combattere fino all’ultima parolaccia.
La tradizione sopravvive anche oggi quindi se vi troverete a camminare di notte in un paese del Galles tranquilli, non spaventatevi, è tutto normale.
Mari Lwyd è uno di quei mostri incompresi: non cerca vendetta, lei ha bisogno solo di sentirsi a casa. È una cavalla di cui è rimasto solo lo scheletro, è temuta e odiata, ma in fondo è come tutti noi: a Natale vuole stare in famiglia. Quindi se quest’anno alla tua porta bussa Mari Lwyd, lasciala cantare, le piace. Però alla fine, apri la porta: ogni tanto fa bene fare un pranzo con i propri mostri.
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Bibliografia e crediti:
- Wales.com
- Wikipedia
- Hopelessvendetta
- Scooper.news